sabato 3 novembre 2012

IL PORCELLUM E' INCOSTITUZIONALE. ANCHE SE AL PD ORA VA BENE



Ho già scritto abbondantemente ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/09/ma-il-porcellum-non-era-una-porcata.html ) dell'ipocrisia di Bersani e del PD in ordine alla strenua, ancorché sfacciatamente negata, difesa del Porcellum. Anni di passaggi televisivi a denunciare la porcata, con la scusa dello scandalo delle liste bloccate ( cosa brutta che ne voleva eliminare una brutta uguale : la compravendita dei voti, il voto di scambio e,  fallita, la transumanza parlamentare ). , quando quello che rodeva di fatto era il premio di maggioranza alla Camera : chi arriva primo , con qualunque percentuale, anche il 15% dei voti espressi, ottiene 340 seggi. Per fare un esempio recente, quello che sarebbe accaduto in Sicilia, un po' peggio ( e invece Crocetta, col 30% dei voti espressi, il 15% degli aventi diritto, la maggioranza non ce l'ha COM'E' GIUSTO CHE SIA ). Effettivamente, una porcata. Che ora però GLI VA BENE !! Perché i sondaggi danno il PD in testa , sia pure con numeri non sbalorditivi, ma ceto migliori di un centro destra in liquefazione.
Nella semplificazione delle distinzioni tra coloro che sono di sinistra da quelli di destra, si è soliti dire, parlando di difetti, che i primi sono "invidiosi" e i secondi "egoisti". C'è del vero. Così come credo se ne possa aggiungere un'altra : a destra sono "cinici", nel migliore dei casi "scettici", a sinistra sono "ipocriti".
Ma questi sono "twitter" come si dice oggi. Il problema DEMOCRATICO resta.
L'altro giorno, a Linea Notte, c'era Mannoni - di sinistra che più sinistra non si può, però a me sta simpatico, certo 100.000 volte meglio della Berlinguer , arrogantella anziché no -  e poi un giornalista di cui non ricordo il nome, giovane, truccato da moschettiere (baffi, barbetta stile Aramis ). Entrambi, in modo diverso,  di fronte alla contestazione del problema democratico determinato dal grande astensionismo che in Sicilia aveva toccato la maggioranza assoluta degli aventi diritto,  hanno osservato che in fondo la democrazia è anche questo : chi si astiene accetta che chi vota decida anche per lui.  Il che è vero, come regola, meno come indicatore della salute del sistema. Una società è tale perché e purché ci sia un grado di consenso prevalente tra i suoi componenti. Quando questo non c'è, e cresce la disaffezione anche solo per lo strumento principale democratico, il voto, ebbé si può anche temere che poi la gente che non vota, nel vedere ignorato il suo segnale, decida di darne altri. Quindi occhio furbetti....Aramis (il giornalista di cui  non ricordo il nome) ha ricordato che Hollande in Francia governa col 20% dei voti nazionali. Obietterei : 1) Infatti si vede com'è inguaiato a nemmeno 100 giorni dal voto 2) in Francia c'è comunque il doppio turno, che almeno legittima il vincitore come MENO PEGGIO da parte della MAGGIORANZA assoluta dei votanti .
Già un po' meglio di quello che si vuole consentire da noi.
Che quello che dico io ha più probabilità di essere vero potrebbe essere confermato dalla ormai nota  pronuncia della Corte Costituzionale che ha esplicitamente dichiarato come  il Parlamento DOVESSE riformare questa legge, e specificamente disciplinare diversamente il premio di maggioranza che così com'è suscita gravi  dubbi di costituzionalità. Napolitano questa cosa si limita a ricordarla come monito, per il momento. Domani, se si stufa della manfrina vomitevole del parlamento sulla questione (non è che su altre...e infatti Grillo GODE ) potrebbe formalizzare il tutto con un messaggio alle Camere, creando un conflitto istituzionale non da poco. Io me lo sogno la notte ormai ...caro Presidente, hai parlato tanto in questi nove anni, non sempre a proposito, hai lodevolmente sollevato la questione del conflitto tra Presidenza e Magistratura a proposito delle intercettazioni di Palermo, e fammi questo regalo per Natale !!
Su come il Porcellum non verrà sostituito ma al massimo corretto, l'articolo di Verderami sul  Corriere di oggi
Buona Lettura


 L'intesa (di fatto) sul Porcellum


Prima si dovrà consumare il rito, e quando sarà certificato ciò che oggi è già evidente, quando verrà formalmente sancito il fallimento della trattativa, solo allora - a un passo dalle urne - si aprirà la vera trattativa per tentare di modificare il Porcellum. Ma su un unico articolo: quello che riguarda il premio di maggioranza. Lo stralcio della riforma della legge elettorale sarà l'epilogo di una inconcludente mediazione che si è protratta per mesi tra incontri riservati e pubblici dibattiti, proclami di imminenti accordi e minacciosi richiami istituzionali.Per salvare la riforma bisognerà dunque cancellarla e concentrarsi sul nodo attorno al quale fin dall'inizio si è ingarbugliata tutta la faccenda. È il premio di maggioranza, è quello il sancta sanctorum del Porcellum, che il capo dello Stato chiede venga modificato per uniformarlo alle indicazioni della Corte Costituzionale.
È vero che la disputa accademica e politica in questi anni si è incentrata sulle deprecate liste bloccate, che hanno partorito parlamenti di nominati. Ma il cuore del sistema elettorale è l'altro, che garantisce a una coalizione vincente con qualsiasi risultato di ottenere la maggioranza assoluta alla Camera. Va introdotta una soglia minima per accedere al premio, ecco il punto ( Che non si potrà dirimere fino a quando Bersani non ha capito quanti voti può rastrellare per raggiungerlo ndC  )  E lo stralcio della riforma serve per impedire l'agguato delle votazioni a scrutinio segreto che si prepara a Montecitorio, e che affosserebbe definitivamente un provvedimento già delegittimato.
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Non è chiaro se l'operazione dello stralcio sarà l'effetto dirompente di un messaggio alle Camere di Napolitano, o se i partiti si adopereranno anzitempo per evitare un conflitto istituzionale senza precedenti. È certo che la soluzione è stata discussa dai vertici istituzionali, e rappresenta l'extrema ratio per uscire dallo stallo di una riforma che - prima ancora di essere esaminata dal Senato - è stata di fatto disconosciuta da Berlusconi. È vero che il Cavaliere - sconfessando i suoi stessi sherpa - si è scagliato solo contro le preferenze. Ma ha posto una pietra tombale sulla legge.
E non c'è dubbio che l'ex premier sia ostile verso quel meccanismo di selezione, ma era e resta un altro il suo obiettivo: «Bisogna abolire per intero il premio di maggioranza», ha chiesto agli sbigottiti dirigenti del Pdl che si occupano del provvedimento. Il leader che ha incarnato in Italia il bipolarismo, vorrebbe insomma un ritorno al proporzionale puro, che con le liste bloccate avrebbe però un sapore sovietico. Dall'altra parte è Bersani che, senza esporsi, difende ora il premio di maggioranza del Porcellum. E muro contro muro non se ne esce.
Schifani, consapevole di dover gestire l'iter di una riforma su cui non c'è passione e non c'è intesa, farà quanto è in suo dovere da presidente del Senato, «mi assumerò - ha detto ai suoi interlocutori - la responsabilità di portare il testo in Aula, con o senza relatore». Il problema politico verrà dopo, quando cioè verrà formalizzata l'impossibilità di andare avanti. A quel punto chi si assumerà il compito di proporre lo stralcio? Sarà una richiesta dei partiti tramite i gruppi parlamentari o un'iniziativa di stampo istituzionale?
È ancora presto per capirlo, visto che il rito deve ancora consumarsi. Di sicuro, fallita la maxi-trattativa, è già in corso la mini-trattativa che muove dall'idea del senatore centrista D'Alia: assegnare il premio di maggioranza a una coalizione che ha superato il 40%, e se ciò non dovesse verificarsi, garantire un mini-bonus di seggi al partito che ha ottenuto il maggior numero di voti. Bersani nicchia per ora, ma sa che si prepara la tagliola dello stralcio, e che Napolitano è pronto a dire in pubblico quanto gli ha già detto in privato.
Certo, non mancano argomenti ai difensori del Porcellum per sottolineare quali siano le controindicazioni. Dato il quadro politico frammentato, sarà difficile oltrepassare la soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza. E un modello elettorale che predetermina il risultato elettorale rischia di produrre un aumento dell'astensionismo e del voto di protesta. Traduzione: con questo tipo di modifica sarebbe pressoché scontato un Monti-bis nella prossima legislatura. Con la schiettezza che tutti gli riconoscono, l'altro giorno il segretario dell'Udc Cesa non ha usato perifrasi con un dirigente del Pd per confutare questo ragionamento: «Lo volete capire o no che dopo il voto, con Grillo al 20%, ci saranno i numeri solo per fare un governo di larghe intese?».
Lo stralcio si avvicina, a passi lenti. Dato che senza una riforma, per quanto mini, il capo dello Stato non indirà le elezioni nazionali, i partiti si prenderanno ancora un po' di tempo. Vorranno vedere prima i risultati delle elezioni regionali. Incrociando le dita.

UN GESTO, UN PROGRAMMA 




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