lunedì 26 giugno 2017

L'ELOGIO DI BATTISTA PER LA NOBILTA' DEL GARANTISMO

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Bello, ancorché con forti sfumature di amarezza e giusta polemica, l'elogio del Garantismo fatto da Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di oggi.
La descrizione del vero Garantista è ineccepibile, così come il monito a non esserlo solo nei giorni pari o dispari, a seconda della convenienza della propria parte, variamente declinata (partito, famiglia, amici...).
Aggiungo solo una cosa, per contrapporla a quelli della terza via, che non si mischiano coi "giustizialisti", in odore di forca (non bello dai ! ) , ma nemmeno vogliono scontentare il popolo del colosseo e della ghigliottina, oggi avidamente appollaiato sulle poltrone davanti alla tv a fare pollice verso nelle sublimi trasmissioni "giudiziarie" di Porta a Porta, Chi l'ha visto, Quarto Grado e non so quale altra immondizia televisiva del genere sia stata partorita ultimamente.  
Costoro sono i "legalisti", i fautori della "legalità", come se pretendere il rispetto delle garanzie, previste dalla Costituzione, dai Codici e dai Trattati internazionali, fosse esercizio di "illegalità".
In realtà il rimprovero sotteso anche di questi signori, che in questo riecheggiano i manettari travagliati, è che per i garantisti le prigioni non dovrebbero esistere, che tutti sono sempre innocenti, che l'invocazione del rispetto delle regole e il loro non stravolgimento per placare le paure e le pruderie giustiziere della gente peggiore, sono in realtà la difesa dei "cavilli", a favore dei clienti, colpevoli sempre, dei malnati avvocati penalisti, con troppo pelo sullo stomaco.
Ecco, i garantisti, aggiungerei alla bella descrizione di Battista, non sono affatto innocentisti tout court, sempre e comunque, se non nel senso costituzionale di pretendere che si attenda la condanna definitiva perché un uomo possa dirsi colpevole (qui basta il titolo di un giornale o sulla TV) .
Ma se alla fine di un giusto processo, una persona viene riconosciuta responsabile del delitto attribuitogli, ebbene non sarà il garantista ad opporsi ad una pena che a sua volta sia giusta, e non vendicativa, sommaria, "esemplare".
E tantomeno si opporrà a che quella pena sia compiutamente scontata, in carceri che non debbono essere hotel ma nemmeno camere di tortura.
E chiedere troppo, signori della "legalità" ?
 


Il Corriere della Sera - Digital Edition
 

La nobiltà antica del garantismo

di Pierluigi Battista

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Sarebbe il caso, per decenza e pulizia del linguaggio, di abolire del tutto dal vocabolario politico la parola «garantista», almeno per salvarne la dignità.
 
Garantista sarebbe infatti: chi difende i princìpi dello Stato di diritto, chi vuole processi giusti, chi detesta lo sputtanamento mediatico, chi difende il valore costituzionale della presunzione d’innocenza.
 
Invece in Italia garantista è, nella totalità dei casi tranne rarissime eccezioni come i Radicali con Tortora o oggi Luigi Manconi che difende con coerenza i diritti dei poveracci e quelli degli avversari politici, chi vuole veder tutelati i diritti degli amici, dei sodali, dei parenti, riservando agli altri la gogna.
Per cui si vedono fieri garantisti che si scandalizzano se escono intercettazioni intrusive sul caso Consip, perché quella è la parte politica da difendere, ma non hanno nulla da eccepire, anzi sotto sotto godono pure, se si apre la telenovela dei messaggi WhatsApp di Virginia Raggi, una nemica e dunque passibile di trattamento mediaticamente rude. E viceversa vedrai feroci forcaioli come i grillini che diventano agnelli garantisti se a finire sotto il torchio della giustizia capita qualche esponente del Movimento 5 Stelle. Uno spettacolo che sarebbe comico, se non fosse penoso e se non deturpasse il nobile nome di «garantismo», scambiandolo per uno strumento in mano al clan di appartenenza per piegarlo dove soffia il vento.

Per cui, aboliamolo, nel ricordo della sua antica nobiltà. E per sottrarlo dalle grinfie di chi non ci crede nemmeno un po’, ma ne agita la bandiera solo per convenienza politica, a zig zag, come capita. Se vedete un articolo che ne fa menzione, sappiate che lì non si vuole difendere un principio, ma un’amicizia, uno schieramento, una militanza comune.
 
E ricordando che il garantista è vero se una volta, almeno solo una volta, è capace di difendere qualcuno lontano dalla propria cerchia, qualcuno antipatico, qualcuno che appartenga a uno schieramento politico con cui si è quotidianamente in lotta. E che se si è garantisti, lo si è per sempre, e non solo quando fa comodo.
 
Cioè, in Italia: mai, se non appunto le nobili eccezioni prima menzionate. Un po’ di sana ecologia lessicale non guasterebbe. Poi, avanti con la scazzottata politica, ma almeno senza l’ipocrisia.
Giù le mani dal garantismo.

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