venerdì 30 settembre 2016

CONGRESSO DELLE CAMERE PENALI A BOLOGNA. L'AUSPICIO DI UNA LEADERSHIP FORTE NELL'ITALIA DI DAVIGO


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Oggi a Bologna si tiene il Congresso biennale dell'Unione Camere Penali, dove viene eletto il nuovo Presidente. Quello uscente, Beniamino Migliucci, non mi pare abbia finora lasciato una traccia indimenticabile, forse più preoccupato a tessere fili e alleanze per assicurarsi la rielezione, a cui tiene molto. Magari, centrato l'obiettivo, nel secondo mandato, libero dall'obiettivo primario (per fortuna lo Statuto esclude il terzo mandato), farà meglio.
Nel dubbio, da osservatori esterni e grati al ruolo che comunque i colleghi delle Camere Penali cercano di svolgere nell'ambito della Giustizia Italiana, personalmente tifo per lo sfidante, Mauro Anetrini, che reputo superiore al presidente in carica per spessore intellettuale e ideale.
Forse Mauro vola troppo alto, ma la squadra futura sarebbe, nel caso, dotata di uomini molto dediti alla concretezza, e il mix finale sarebbe veramente niente male.
Grazie all'accurata lobbyng di Migliucci, Anetrini non parte favorito, ma chissà, a volte i pronostici vengono sovvertiti.

Tutto questo accade mentre l'ennesima parvenza di riforma della Giustizia arrivava in Parlamento per la votazione, ma le cose sembrano tornare in stand by, e questo, secondo l'indiscrezione pubblicata da Sansonetti su IL Dubbio, a causa del partito dei PM, notoriamente molto forte nel nostro Parlamento.
Con Davigo a capo della ANM (per fortuna un mandato che non dovrebbe giungere a termine, essendo stata prevista una sorta di "staffetta" a metà) , ci vuole una UCPI forte, coesa, "tosta".
Insomma, "diversa" dalla più recente...



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E' ufficiale: c'è il partito dei Pm

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L'editoriale

Piero Sansonetti

Dunque il partito dei Pm c'è. E' reale, organizzato, ha una sua rete di comunicazione. Ieri avevamo scritto di partito dei Pm dopo la dichiarazione di resa di Matteo Renzi (che aveva rinunciato a porre la fiducia sulla riforma del processo per "rispetto" verso l'Anm). Usavamo però il termine "partito" come una metafora, ci riferivamo a un partito virtuale. Oggi invece il nostro giornale è venuto in possesso di una mail inviata a centinaia di Pm da uno dei magistrati più vicini a Piercamillo Davigo, nella quale si esulta per il successo politico ottenuto dalla Anm che ha costretto Renzi a dichiarare la subalternità del governo al potere della magistratura.

La mail non è pubblica, e in teoria avrebbe dovuto restare segreta. Sfortunatamente - diciamo così: sfortunatamente - proprio noi del Dubbio siamo entrati in possesso di questo documento e oggi ve lo proponiamo. La "segretezza" non toglie nulla alla realtà di un vero e proprio partito politico che si considera tale e che si organizza per influire direttamente sull'attività legislativa e per condizionare la politica ai suoi massimi livelli.

Questo partito trova la sua forza da una parte nella struttura dell'Anm (che formalmente è un sindacato), dall'altra in una vastissima rete di sostegno parlamentare diffusa in tutti i partiti e in tutti gli schieramenti, che gli permette, su un certo numero di argomenti, di avere il pieno controllo dell'attività legislativa.

L'esistenza di un partito dei Pm - che agisce sia orizzontalmente rispetto ai partiti tradizionali, Pd, Forza Italia, 5 Stelle, Lega, eccetera, sia "verticalmente", cioè da una posizione di evidente superiorità sugli altri partiti - pone tre problemi. Il primo riguarda lo squilibrio dei mezzi nella lotta politica. Il secondo riguarda la legittimità costituzionale di questo partito. Il terzo problema riguarda la sua linea politica.

Lo squilibrio dei mezzi è evidente. I Pm hanno poteri infinitamente superiori a quelli di qualunque altro deputato o ministro: possono mandare un avviso di garanzia (e stroncare la carriera), possono aprire indagini sui propri competitori politici, possono persino arrestarli o spiare loro il telefono con una certa facilità. La presenza nell'agone politico di un partito con tanti poteri "deforma", è del tutto evidente, il normale funzionamento della democrazia, e modifica radicalmente le sue regole.

La legittimità costituzionale del partito dei giudici è largamente discutibile. Perché la magistratura rappresenta un "ordine " dello Stato indipendente e autonomo da ogni altro potere. Domanda: può un ordine dello Stato rinunciare alla sua "universalità" e costituirsi in "parte", in "fazione", cioè in partito politico, senza perdere la sua autorevolezza e senza violare il principio della tripartizione e indipendenza dei poteri? O invece l'atto di organizzarsi in partito costituisce una violazione della legalità costituzionale? Chi deve rispondere a questa domanda? C'è una autorità che dovrà prendere in esame la e mail del magistrato che noi oggi pubblichiamo?
Infine c'è la domanda sulla linea politica del partito dei Pm. Che non è secondaria. Provo a spiegare perché. Ieri sul "Corriere della Sera" Aldo Cazzullo anticipava alcuni brani di un libro scritto a quattro mani da Piercamillo Davigo e dall'ex magistrato Gherardo Colombo. In questi libro Davigo conferma e rafforza la sua tesi sulla corruzione generalizzata della politica, e annuncia di voler processare "le primarie", cioè la principale (forse ormai l'unica) attività democratica del Pd, diciamo del primo partito di governo. Poi spiega che il problema dell'Italia non è "la repressione" ma è il fatto che "c'è poca repressione", auspicando, si direbbe, una società con caratteristiche autoritarie e criticando le mollezze liberali del regime democratico che ha sostituito il fascismo. Infine Davigo si spinge fino a dare una veste ideologica alle sue idee. Si dichiara "giansenista". Voi sapete che vuol dire "giansenista? Un certo Cornelius Jansen, teologo olandese, nei primi decenni del seicento fondò una teoria religiosa che si chiamò "giansenismo" e fu fortemente osteggiata dai gesuiti (e poi dichiarata eresia dalla Chiesa cattolica). Il giansenismo sostiene che l'uomo (non parliamo poi della donna...) nasce malvagio e corrotto e solo in alcuni casi (abbastanza rari), attraverso la grazia di Dio, diventa una persona perbene e ottiene la salvezza. La maggioranza dell'umanità, però, è destinata al delitto e all'inferno.
Par di capire che nel giansenismo rammodernato di Davigo la grazia di Dio è sostituita dall'intervento dei Pm.

C'è poco da scherzare. Si tratta della dottrina politica più reazionaria che mai si sia manifestata, da secoli, nel nostro paese. Non a caso Davigo rivendica la radice medievale della sua ispirazione intellettuale. Ora il problema è questo: come possono le componenti della magistratura, assai numerose, che si ispirano agli ideali liberali, o alla cultura cattolica, o ai valori della sinistra, far parte di un partito reazionario e oscurantista, il quale, peraltro, si propone esplicitamente di mettere sotto controllo la democrazia italiana?

1 commento:

  1. Sin da quando ho visto la direzione univoca e gli intenti del "glorioso pool" milanese (ovvero quelli dell'era borrelliana del "resistere, resistere, resistere") li considero un vero e grande vulnus nella nostra società . Non li sopporto . Unica eccezione Tiziana Parenti .

    Ma la colpa non è la loro quanto di una sinistra manettara che oggi si scopre, da partito di governo, esso stesso oggetto di "attenzioni" indebite ma anche della politica in generale per la sua incapacità a rinnovarsi e moralizzarsi dunque di legiferare
    sulla giustizia italiana .

    Alla luce di questa "confessione" di D'Avigo direi che il pericolo maggiore per i paartiti tradizionali non sono affatto i grillini ma proprio questo organo dello stato .

    Da liberista a tutto tondo vomito su questa giustizia e questi suoi rappresentanti .

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