domenica 1 giugno 2014

I NONNI SI LAMENTANO : ANCORA TROPPE REGOLE PER VEDERE I NOSTRI NIPOTI. SI CONSOLINO, CHE INTANTO ORA HANNO L'OBBLIGO DI MANTENERLI.

 
In teoria ci sono cose importanti nella ennesima riforma della disciplina della responsabilità genitoriale (ieri potestà)e della tutela dei figli minori introdotta con il D.Lgs. 154/2013.
In teoria perché poi il passaggio all'applicazione delle norme è assai più complicato quando addirittura non disatteso dall'interpretazione creativa dei giudici. Gli esempi sono molti, ma oggi mi interessa solo parlare dei nonni, avendo letto l'articolo sul Corriere nel quale viene ripresa la loro protesta per la risaputa esautorazione che a loro tocca in caso di separazioni conflittuali.
Nel caso infatti di divorzi tutto sommato pacifici non ci sono soverchi problemi, anzi spesso i nonni ridiventano risorsa ancor più indispensabile per aiutare i figli tornati single o impegnati a rifarsi una vita affettiva ( e quindi il babysiteraggio si estende alla notte...), ma laddove è guerra, allora i più deboli cadono per primi e i nonni vengono subito dopo i nipoti nell'elenco delle vittime.
Le cose dovrebbero cambiare oggi che è stato stabilito che il loro è un DIRITTO (art.317 bis del codice civile) e non più solo un interesse, ma in concreto come può essere tutelato ? Senza contare che tutto è sempre subordinato alla sacralità - uno dei miei sogni è chiudere gli occhi dopo aver visto scomparire la frase "superiore interesse dei minori", un luogo comune tirto e ritrito, un mantra semi religioso che nemmeno nei testi più stolidi dei sacri testi delle varie chiese nel mondo ! - dei diritti dei minori, nuovi semidei della nostra società, come se non fossero bastanti  a rovinare queste generazioni l'atteggiamento patologicamente figliocentrico dei genitori nati negli anni '60 e post.... Quindi i nonni avranno pure avuto la soddisfazione di leggere in un codice che oggi loro hanno il DIRITTO di conservare il rapporto coi nipoti, ma basterà opporgli che il piccolo ha lo sport, o la festicciola dell'amico, o il campo estivo che lo diverte di più, o qualsiasi altra cosa, e il suo diritto saprà presto dove metterlo.
In compenso, con questo cavallo di Troia del Diritto dei nonni, è stato esplicitato il loro OBBLIGO a provvedere economicamente ai nipoti nel caso il loro figlio non sia in grado .
"I genitori devono adempiere i loro obblighi nei confronti dei figli in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale o casalingo. Quando i genitori non hanno mezzi sufficienti, gli altri ascendenti, in ordine di prossimità, sono tenuti a fornire ai genitori stessi i mezzi necessari affinchè possano adempiere i loro doveri nei confronti dei figli."

Bisogna fare attenzione al titolo dell'articolo in questione, che è il 316bis, che recita : impedimento di uno dei genitori.  Ergo, si può interpretare, l'obbligo degli ascendenti scatta non solo quando entrambi i genitori non siano in gradi di provvedere al figlio, ma che uno solo, il proprio, non provveda. A quel punto l'altro potrà pretendere l'assegno di mantenimento - badate, NON semplicemente quello alimentare, che ci sta, e che è già previsto generalmente tra congiunti, ma di mantenimento, che è ben altro onere - dai suoceri che immagino come saranno felici.
Quindi la famiglia la stiamo demolendo in tutti i modi, partendo dal principio di RESPONSABILITA' INDIVIDUALE, però non vogliamo pagare il prezzo di questa distruzione mantenendo i soli obblighi economici. E' la parola OBBLIGO ovviamente che contesto, che accade ancora nella maggior parte dei casi che i familiari stretti si aiutino in caso di bisogno, e quindi che i nipoti soccorrano i nipoti. 
Ma lo fanno perché lo sentono, non per legge !
Dunque, mio figlio si sposa una russa, nullatenente, nullafacente, si spera almeno belloccia. Non gliene frega nulla dei miei ammonimenti, la risposta è che la vita è sua, e lui decide. Giusto. Dopodiché fa un figlio con la suddetta slava, si separa da lì a non molto, e questa batte cassa per il mantenimento di sé - e può trovare il giudice demente che glielo dà - e ovviamente del figlio, che resterà prevalentemente a vivere con lei. A quel punto mio figlio non paga, o perché non ce li ha oppure perché reputa ingiusto questo sistema, o anche semplicemente perché è l'invertebrato che ha già dimostrato di essere sposandosi in quel modo. Che accade ? Che la madre può rivolgersi a me, che non ho avuto giustamente nessuna voce in capitolo su questo sciagurato matrimonio (se non si sposano è uguale, in presenza del figlio minore) , non ne ho nessuna nemmeno su dove e come crescerà mio nipote, però devo PAGARE perché mio figlio non lo fa.
Giuro che mi faccio latitante.


Divorzi, la paura dei nonni: vedere i nipoti? Troppe regole
Le associazioni: discriminati 
quando i genitori si separano



ROMA — «Daremo battaglia, stavolta non ci fermiamo, dovranno ascoltarci». I nonni sono sul piede di guerra perché sempre più spesso, dicono, vengono estromessi dalla vita dei nipoti dopo una separazione, quando fino al giorno prima andavano a prenderli a scuola o preparavano il pranzo in attesa del rientro dal lavoro di mamma e papà, e li accudivano al pomeriggio. «È inaccettabile che non abbiamo il diritto di vederli, è assurdo che siamo lasciati in balìa dei tribunali che, nella maggior parte dei casi, non ci danno ascolto», protesta Maria Bisegna, presidente dell’Associazione delle nonne e dei nonni penalizzati dalle separazioni, una onlus di Roma che ha riacceso i riflettori sulle modifiche alla legge sull’affido condiviso apportate dal cosiddetto «decreto filiazione».
Il decreto, che equipara i figli naturali ai legittimi, introduce anche alcune norme che incidono sulla legge del 2006, quella che sembrava aver creato i presupposti di una maggiore equità tra madre e padre. «Già l’affido condiviso è poco applicato, ora torniamo indietro di sette anni», dicono i nonni, per la parte che fa riferimento alla residenza prevalente del minore, cosa che ha il sapore di un ritorno al concetto di genitore affidatario.
La questione in realtà sembra paradossale perché è stato proprio il decreto filiazione a introdurre con l’articolo 336 qualcosa che prima non esisteva, ovvero il diritto per i nonni di ricorrere al Tribunale dei minori quando siano ingiustamente allontanati dai nipoti. «Prima di questa legge che è entrata in vigore il 7 febbraio — spiega l’avvocato matrimonialista Cesare Rimini — per i nonni esisteva un interesse a non interrompere i rapporti con i nipoti. Adesso esiste un diritto, autonomo, i diritti sono più forti dei semplici interessi, anche in fase di accordo di separazione. Se i genitori sanno che i nonni possono andare in tribunale, magari decidono di non escluderli dalla loro vita». La pensa allo stesso modo Gian Ettore Gassani presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti: «Capisco che la norma sulla collocazione prevalente del minore possa impaurire, e vedremo se questo inciderà sull’affido condiviso, ma i nonni non sono stati penalizzati, al contrario». «Oggi nella fase in cui si decide la collocazione prevalente del minore i nonni vengono sentiti dal giudice e, all’atto pratico, hanno molte carte da giocare a loro favore», aggiunge l’avvocato Daniela Missaglia.
Ma loro non ci stanno. Perché di fatto, dicono, i bei principi rimangono sulla carta, le liti familiari aumentano e così i procedimenti giudiziari: «Noi non vogliamo andare dal giudice — ribatte nonna Bisegna —, non vogliamo spendere soldi in avvocati e poi, magari passano anni, e i nipoti non li vediamo lo stesso». È contraria alle guerre in tribunale anche Graziella Morello, presidente dell’Associazione nazionale nonni fondata a Padova. «I nonni sono una risorsa — dice — sono ammortizzatori sociali sul piano economico e collaboratori su quello affettivo. Andare in tribunale è sempre una sconfitta, occorre un cambiamento culturale. Bisogna cominciare a capire che i bambini che crescono senza nonni, spesso con genitori sempre impegnati, vivono al singolare, strettamente legati al presente e in una situazione di deserto affettivo».
Ma la notizia più sconcertante arriva da Bologna, dove il Tribunale dei minori si è rivolto alla Corte Costituzionale in uno dei primissimi casi di attuazione dell’articolo 336. Maria e Gianfranco non vedono la nipotina di tre anni da mesi. Il figlio si sta separando. Si sono rivolti al giudice che ha sospeso il giudizio. «Sembra ci sia un vizio di costituzionalità in questa legge — spiega nonno Gianfranco —, perché la separazione avviene davanti al Tribunale civile mentre il procedimento dei nonni davanti a quello dei minori. Da quello che ho capito, i giudici ritengono che una sentenza interferisca nella causa di separazione. Insomma, un pasticcio».
Mariolina Iossa

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