sabato 12 dicembre 2015

L'ACCUSA CHIEDE DI RIFARE IL PROCESSO, LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA : PER STASI LA PENA E' DEFINITIVA

Risultati immagini per stasi condanna definitiva

Non ci credo. Nonostante tutto il male possibile che penso della nostra (in)giustizia, i giudici riescono ancora a stupirmi (qualche rara volta anche positivamente, come nel caso della sentenza Ruby, ma più spesso in senso negativo), andando oltre la mia pur solida sfiducia nei loro confronti.
Mi riferisco alla conferma della condanna di Alberto Stasi, assolto due volte, sentenze poi annullate dalla Cassazione e condannato nel processo di rinvio a 16 anni. Che, per un omicidio, sono pochi ma i colleghi del penale mi hanno spiegato il triste motto che ispira i giudici : "poca prova, poca pena".
Peccato che se la prova è "poca", la Costituzione, e quindi la legge, dicono di assolvere.
E stavolta non è il discorso tedioso del solito garantista peloso, perché che l'impianto accusatorio fatto valere contro Stasi fosse debole stavolta l'aveva detto addirittura il procuratore generale della Cassazione !!
Così, sul Corriere di oggi, veniva riportato l'exploit di ieri del PG :

«non credo che con le ipotesi di possano fare i processi penali», ha le facce incredule degli avvocati mentre lui parla di «travisamento degli elementi processuali». In aula cala un silenzio irreale. E il procuratore, che di nome fa Oscar Cedrangolo, rincara la dose a ogni frase un po’ di più. Quando finisce di parlare lo smarrimento è tale che il presidente della Corte gli chiede: «Scusi, non ho capito. Quindi lei sta chiedendo l’annullamento della sentenza con rinvio. Giusto?». Giusto.
Il procuratore generale, rappresentante della pubblica accusa, smonta pezzo per pezzo la sentenza di condanna del processo d’appello bis contro Alberto Stasi e chiede che venga annullata rimandando tutto di nuovo indietro per un terzo processo in Corte d’appello. Una mossa che nessuno aveva minimamente messo in conto, che spariglia tutte le carte e che i giudici - a notte fonda ancora riuniti in camera di consiglio - non possono non prendere in considerazione.
E ancora :

il procuratore generale Cedrangolo ha sbalordito tutti una seconda volta: ha chiesto di accogliere anche il ricorso della collega Barbaini. Perché - ha spiegato in sostanza - se Alberto è innocente dev’essere assolto ma se fosse colpevole la pena sarebbe quella dei 30 anni.
«Io ho compreso e ho anche apprezzato lo scrupolo che ha indotto questa Corte al precedente annullamento» ha argomentato il pg nella sua requisitoria. «La Corte non se l’è sentita di dire la parola fine su una vicenda così sofferta e tormentata, ha risposto all’urlo di dolore della famiglia di Chiara. Ora chiedo a voi di esercitare lo stesso diritto allo scrupolo» ha spiegato proponendo di rinviare tutto in appello, perché «non ho la presunzione di ritenere insussistente la possibilità di ulteriori contributi». Tutto questo dopo aver criticato la Corte d’appello che ha condannato Stasi credendo che il suo compito fosse «cercare gli indizi a carico» e passando così «da un accertato innocente a un presunto colpevole». Dopo aver descritto una sentenza che «si industria a costruire un movente», dopo aver parlato di «dati non certi», di «logica non usata», di «accertamenti che non si sono dimostrati affidabili» e di «inaccettabile alterazione delle risultanze processuali». E a proposito del fatto che la condanna a 16 anni non ha tenuto conto dell’aggravante della crudeltà ha parlato di «buonismo» che avrebbe consentito «il solito inaccettabile sistema di un colpo al cerchio uno alla botte».
E invece così è andata a finire, ma il colpo al cerchio - o Stasi è botte ? - significa 16 anni di prigione per una persona che è stata assolta due volte, che all'ultimo processo ha ascoltato l'accusa NON credere alle motivazioni della sentenza di condanna, e tutto questo con i "colpevolisti" sempre in affanno per indicare un valido movente, francamente essenziale in un processo meramente indiziario.
Ancora una volta del ragionevole dubbio si si fa strame, ma va bene così.
Buon Natale giudici della suprema (??) corte (minuscolo)



La Cassazione conferma la condanna a 16 anni per Alberto Stasi

Rigettati i ricorsi: è stato lui a uccidere la fidanzata Chiara Poggi nella villetta di Garlasco



claudio bressani
È stato Alberto Stasi ad uccidere la fidanzata Chiara Poggi e per lui tra poche ore si apriranno le porte del carcere per scontare la pena, 16 anni di reclusione inflitti dalla Corte d’assise d’appello di Milano con una sentenza che è stata confermata e resa definitiva poco fa dalla Cassazione. Il verdetto, letto alle 11,30 dal presidente della quinta sezione penale Maurizio Fumo, è arrivato a sorpresa perché l’esito atteso era un altro dopo la non-requisitoria di ieri del rappresentante della pubblica accusa. 
 
La scheda - L’iter giudiziario: due assoluzioni, poi la condanna  
 
Dal sostituto procuratore generale Oscar Cedrangolo era lecito aspettarsi una richiesta di condanna, invece ha spiazzato tutti sollecitando l’annullamento con rinvio, perché la sentenza d’appello «valuta in modo illogico o travisa le risultanze processuali» ma bisogna avere lo «scrupolo» di immaginare che in un nuovo processo ci sia la «possibilità di ulteriori contributi», in un senso o nell’altro: per escludere definitivamente la responsabilità di Stasi, ed assolverlo, oppure per confermarla, e allora condannarlo ad una pena più severa dei 16 anni inflitti a Milano. 
 
La parte civile, con gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, si è così trovata inaspettatamente sola a difendere la sentenza di condanna e a chiederne la conferma. La difesa, con il professor Giarda, ha invece invitato a disporre l’annullamento senza rinvio, prosciogliendo Alberto Stasi in modo definitivo e irrevocabile. All’udienza non hanno partecipato né Alberto Stasi né i genitori e il fratello di Chiara, rimasti a Garlasco in attesa del verdetto. L’avvocato Giuseppe Colli, uno dei legali di Stasi, al termine ha annunciato che il giovane si costituirà nelle prossime ore. 

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